INAUGURATA LA NUOVA SEDE DEL CONSORZIO DI TUTELA DELL’ACETO BALSAMICO DI MODENA IGP
Una nuova sede per il Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP: è stata presentata ieri sera, con un convegno tematico presso la sala conferenze di Palazzo Fontanelli in via Ganaceto 113 a Modena, alla presenza di soci, autorità e stampa.
In particolare, a portare un saluto istituzionale all’Assemblea il vicepresidente della Camera di Commercio di Modena Gian Carlo Cerchiari, il Sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, il Direttore della Fondazione Qualivita Mauro Rosati, il Presidente di AICIG Cesare Baldrighi e l’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna Simona Caselli, che ha sottolineato l’importanza dell’innovazione e dell’identità per un territorio come quello modenese, dove l’agroalimentare fa da traino all’economia.
“Siamo una regione con 44 denominazioni tra DOP e IGP – ha premesso – un record europeo frutto di un lavoro molto forte di protezione di prodotti che vengono in alcuni casi da tradizioni iniziate secoli fa. In un simile contesto, è importante garantire al sistema le condizioni per essere competitivo e ciò lo si può fare attraverso gli investimenti in innovazione, preservando tuttavia la componente tradizione nelle modalità in cui il sapere, inteso come conoscenza ed esperienza, si è tramandato nel tempo”.
Nel suo saluto istituzionale, l’Assessore Caselli ha altresì elogiato la coesione tra i soci del Consorzio che ha portato al raggiungimento di molti obiettivi, tra cui anche la nuova sede appena inaugurata. Elogio a cui ha risposto il Presidente del Consorzio Aceto Balsamico di Modena IGP Mariangela Grosoli. “L’apertura della nuova sede a Palazzo Fontanelli, di fronte alla sede della Camera di Commercio ospitata da Palazzo Molza,rappresenta un segnale della volontà di consolidare il legame con la città e il territorio. Un’operazione strategica dettata dalla sempre più stretta coesione tra i soci per una crescita ulteriore sia del Consorzio che del comparto, un segmento dell’agroalimentare di qualità italiano con un valore economico di oltre un miliardo di euro, primo tra le DOP e IGP per l’export con oltre il 92% della produzione. Tutto questo genera migliaia di posti di lavoro e rappresenta l’esempio positivo di un’Italia imprenditoriale fondata sulla tradizione che ha saputo fare sistema e guardare al futuro con fiducia”.
L’evento tenutosi ieri sera, ha rappresentato altresì una occasione per prendersi un momento di riflessione ed analizzare l’andamento del comparto produttivo e, più in generale, del settore dei prodotti DOP e IGP italiani. A sintetizzare il main topic dell’incontro è il Direttore del Consorzio Federico Desimoni: “La principale tematica affrontata è stata quella delle strategie di valorizzazione di questa produzione all’interno di un mercato che cerca di appiattire e trasformare in commodity anche i prodotti della grande tradizione italiana. L’obiettivo è pertanto quello di individuare nuove strategie che aiutino a far riconoscere il giusto valore non solo ai prodotti, ma soprattutto al lavoro che vi sta dietro, alla storia, alla tradizione, al territorio e alla sua cultura. Tutti elementi che continuano a fare di questi prodotti dei beni inimitabili e ricercati in tutto il mondo”.
Concetto che ha ribadito altresì il Professore del Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma Alberto Mattiacci nel suo intervento, incentrato sugli effetti strutturanti della globalizzazione su molti mercati dei beni di consumo. In particolare, Egli si è soffermato sulla banalizzazione del percepito e la sofisticazione dei consumi considerati rispettivamente una minaccia per le produzioni agroalimentari il primo e una opportunità la seconda. “Il destino delle produzioni IG – ha specificato – è indirizzato lungo un sentiero stretto fra questi due poli opposti. Per le produzioni che abbiamo in questa occasione celebrato, si chiama strategia di nicchia”.
Tra gli altri interventi, quello del Direttore di Qualivita Mauro Rosati, che ha portato il proprio contributo con uno speech sulle attività della Fondazione da esso rappresentata, ponendo in particolare l’attenzione sull’importanza della comunicazione, non solo verso l’esterno ma anche tra stakeholders del settore.
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